Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



lunedì 25 ottobre 2010

Il grasso sul fuoco...

Le notti di inverno nel deserto possono essere lunghe e bisogna trovare qualcosa da fare, per non dovere andare a letto dopo le 6:30. Alla fine di una giornata di arrampicata si puo' mangiare, raccontare bugie intorno al fuoco di imprese alpinistiche mai compiute, gradi mai saliti o vantarsi-lamentarsi delle performance della giornata. Dopo un paio di giorni pero' la conversazione puo' languere, soprattutto se conoscete gia' le bugie dei vostri compagni..
Una combinazione di noia, birra e scienza puo' fare pero' svoltare la vostra serata al meglio!
Avete bisogno di un barattolo di latta vuoto (quello dei pelati e' perfetto), acqua e campeggiatori NON vegetariani che amino la pancetta (bacon) per colazione...
Al posto di gettare via la sugna o grasso della cottura della pancetta la raccogliete nella lattina vuota e la conservate per la notte.
Dopo un paio di birre, quando il fuoco e' bello vivo prendete il barattolo e lo mettete sulle braci tra le fiamme (alte!!) finche il grasso non inizia a bollire.
A questa punto, usando un bastone o qualsivoglia prolunga (potete usare un bicchiere legato con del nastro ad una estremita'), versate dell' acqua dentro il barattolo e.... bahmmm! una fiammata a forma di fungo si sprigionera' dal barattolo per la gioia di tutti gli astanti. Il rischio di bruciature e' garantito, soprattutto per chi versa l' acqua, se il bastone e' troppo corto. Il divertimento dura pochi secondi, ma c'e' sempre la possibilita' che qualcos' altro prenda fuoco, massimizzando cosi' il divertimento. Ovviamente la fiamma e' proporzionale alla quantita' di grasso usato.
A me la cosa ha divertito molto (sono un' anima semplice) perche' ci sono
tutti gli elementi da selvaggio West: la pancetta, il fuoco, un po' di alcol, il deserto e la maturita' e saggezza di adolescenti invecchiati..


mercoledì 20 ottobre 2010

Uranio




Il nucleare sembra tornare di moda nei giornali, nelle promesse di vari politici e piani energetici di varie nazioni. Con una interessante strategia di immagine, il nucleare viene proposto nelle discussioni su energia e ambiente come l' unica vera alternativa al petrolio, a quasi-zero emissioni di CO2. Nell' ultima conferenza Goldmsmith "Eart, Energy and the Environment", la sessione di apertura e' stata dominata dal senatore Lamar Alexander (repubblicano) che con entusiasmo messianico cercava di convincere la platea di quanto "verde" fosse il nucleare. Esistono anche gruppi ambientalisti "Environmentalist for Nuclear Energy" a sostegno di un ritorno del nucleare su vasta scala.
La tentazione di prendere posizioni di tipo ideologico di fronte al nucleare e' piuttosto facile. L' immaginario collettivo e' stato nutrito per anni di immagini di distruzione e morte evocate dalla parola nucleare.
Nel mio tentativo di capire se realmente il nucleare sia una strada percorribile, ho cercato di isolare quelli che sono i punti cruciali per rilancio su vasta scala

- La materia prima: estrazione, trasporto, arricchimento
- Smaltimento delle scorie e smantellamento vecchi impianti
- Sicurezza degli impianti, delle miniere e delle scorte
- Costo economico per kilowattora

Dedichero' un post a ciascuno dei punti, nei limti dei miei ricordi sbiaditi di fisica nucleare e mancanza spesso di oggettivita'. Le quattro questioni sono legate tra di loro e costituiscono piu' un problema di natura politico-economico che scientifico-tecnologico. In un mondo ideale, senza guerre, terrorismo e avidita' si potrebbe discutere dell' opzione nucleare con lungimiranza, senza escluderla a priori o proporla come panacea per tutti i mali. Nel mondo reale invece uno dei problemi centrali e' il doppio utilizzo che tecnologie nucleari possono avere: costruire bombe o centrali. Negare che esistano gruppi di persone, piu' o meno squilibrate, disposte a usare tecnologie nucleari (in senso esteso) per scopi terroristici e' negare la realta'. Un esempio storico viene dalla setta Aum Shikiro in giappone: negli anni 90 acquistarono una miniera di uranio in Australia e pagarono tecnici russi per l' arrichimento dell' uranio, primo step per costruzione di un ordigno che potesse essere dare inizio ad una nuova apocalisse. Non ci riuscirono per pura casualita' e fretta (il capo voleva la bomba subito, come conferma di una sua profezia...) e si accontentarono nel 1995 di usare il gas sarin nella metropolitana di Tokio, uccidendo una decina di persone. Se si pensa che l' AIEA (agenzia internazionale per il controllo sul nucleare), con sede a Vienna, ha meno dipendenti della polizia municipale di Vienna stessa, si puo' capire come al momento manchi una vera struttura di controllo su scala globale. La discussione sulla sicurezza legata ai primi tre punti di sopra torna ad essere puramente politica.

Un libro che affronta in modo organico e semplice parte del problema e'
"Uranium: War, Energy and the Rock That Shaped the World"

Il libro e' scritto con grande cura, unendo insieme aspetti scientifici e politici in modo mai banale o noioso. Una estesa bibliografia supporta ogni capitolo. Il libro copre un arco temporale che va dalla scoperta dei primi giacimenti nella repubblica Ceca, fino ai giorni nostri, chiamati "The Uranium Renaissance". Il punto centrale del libro e' proprio il minerale e la sua estrazione e come la sua scoperta o ricerca abbia cambiato la sorte di nazioni (e in fondo della storia del secolo scorso).
Una lettura che unisce elementi da romanzo di spie (il capitolo per esempio dell' atomica Israeliana o Pakistana), insieme a vicende da Far West, come la corsa all' Uranio in Utah. Da leggere, prima che la propaganda ecologista pro-nucleare si spinga troppo oltre...

sabato 2 ottobre 2010

Promozioni Casuali

Piu' di una volta mi e' capitato di imprecare e bestemmiare di fronte ad un impiegato incopetente, pigro o semplicemente stupido. Mi sono sempre chiesto come le persone meno opportune finiscano in posizioni o ruoli totalmente inadatti alle loro competenze.

Il fenomeno e' piuttosto diffuso in Itaglia, ma pure negli Stati Uniti gli uffici pullulano di gente che a stento riesce a parlare e a mettere una firma. Imputavo la cosa al malgoverno, a politiche clientelari, alla partitocrazia e al clero... e invece ho scoperto che e' quasi una legge naturale, un fenomeno assolutamente generale di ogni struttura gerarchica: avere un idiota nel posto sbagliato.

Giorni fa' ho infatti scoperto dell' esistenza di un "teorema" dimostrato dallo psicologo Canadese Laurence J. Peter nei tardi anni sessanta. Il "teorema" puo' essere cosi enunciato
"Ogni membro di una organizzazione gerarchica sale nella gerarchia fino a che lui/lei raggiunge il suo/sua livello di massima incompetenza".
La cosa appare paradossale, ma a ben pensarci c'e' un fondo di verita'. Immaginate un impiegato diligente che, per meriti e abnegazione, viene promosso al rango , che ne so' , di capo ufficio. Il fatto che fosse un impiegato modello, non implica che avesse pure le doti per gestire l' ufficio nel migliore dei modi... potrei continuare con una marea di esempi...


Come venirne a capo?
Il genio Italico ha finalmente risolto il dilemma, fornendo una soluzione basata su conti e simulazioni numeriche. L' articolo si puo' scaricare a gratis qui. Le simulazioni indicano che un modo per migliore l' efficienza dell' organizzazione e' di promuovere in modo causale i membri delle classi.
Prendete per esempio l' impiegato modello del reparto pubbliche relazioni o lo spedite a pulire i cessi. Promuovete l' uscere a capo della sezione ricerca e sviluppo. Prima o poi, si raggiungera' una configurazione ottimale, di massima efficienza. Che non sia pure la soluzione per raddrizzare le sorti del mondo?

venerdì 24 settembre 2010

Stare a galla




La cronaca estiva e' di solita piena di tragedie domesticobalneari.
Omicidi passionali, anziani abbandonati in salotto, storie di gelosia e
incidenti balneari. I morti affogati hanno sempre una certe risonanza, ancora di piu' se nella storia c'e' un dramma familiare. Il luogo e' di solito
un lago in montagna troppo freddo o una vasca per irrigazione troppo
scivolosa. Le storie appaiono sempre uguali, con qualche cambio di soggetti. Non si puo' chiedere troppo ad Agosto, pure la cronaca va in vacanza.
A leggerle di solito si risvegliava in me un cinico senso di selezione della specie "stupidi!, se non sanno nuotare stiano a riva!". Finche' due settimane fa' non ho rischiato di apparire in cronaca pure io, insieme ad Antonio. La cosa avrebbe fatto la gioia della Nuova Sardegna e dei giornali locali, un po' meno quella di parenti e amici.

Dopo una camminata, decidiamo di rilassarci sulle rive di Eagle Lake, un piccolo laghetto di montagna con un' isola al centro. Siccome mi viene l' ansia a stare fermo, propongo di nuotare fino all' isola. Saranno duecento metri in tutto. Le mie doti natanti sono scarse, ma alla peggio mi metto a pancia sopra e galleggio, mi dico.

Antonio indossa un costume dei tardi anni sessanta, ereditato forse da babbo. L' elastico del suo costume e' un vago ricordo cosi' decide di toglierselo e nuotare nudo, per lo sgomento delle famiglie puritane tutte intorno. Io il costume melo tengo (risale solo agli anni novanta e l' elatico regge...).

Dopo abluzioni fantozziane ci buttimao in acqua. Raggiungiamo con poco stile l'isola. I timpani fanno male per il freddo e uno dei due pure fischia...brutto segno. L' acqua e' sui 15 gradi e pure muovendosi non riesco a scaldarmi. Antonio ha gli stessi sintomi.

Decidiamo di tornare a riva. E qui l' inatteso. A meta' strada perdo completamente orientamento. tento di mettermi a pancia in su', fare "il morto" e non ci riesco...o forse ci stavo riuscendo benissimo! non capisco dove sia l' alto e il basso e inizio allegramente a bere acqua. Il collo e le orecchie fanno un male porco e sento solo un fischio acuto. Vedo Antonio un po' piu' avanti che ha gli stessi problemi. La cosa assurda e' che mi viene da ridere, perche', in un attimo di sdoppiamento, vedo la scena da fuori. Io ho gli occhi dilatati come un vitello, Antonio rigirandosi nell' acqua mostra il suo sedere all' aria.

Dopo dieci secondi di esperienza transcorporea, capisco che sarebbe proprio da stronzi affogare in quel modo! riesco a capire dove sono, fissando una cima intorno. Con sommo sforzo mi porto dove si tocca ... salvo! anche Antonio, dieci metri piu' in la', ha raggiunto la riva melmosa.

Ridiamo entrambi, mentre Antonio corre nelle frasche per coprirsi...
Esperienza quasi surreale, monito per un cinico che la selezione naturale degli stupidi e' sempre in agguato...

martedì 27 luglio 2010

cinquanta classiche




In un epoca digitale ho sentito dire piu' volte che le guide di carta spariranno, surclassate dalla rapidita' di accesso alle informazioni che la rete puo' offrire.
E' pur vero che un motore di ricerca come google puo' permettere di ottenere in pochi secondi una messe di informazioni che prima avrebbe richiesto mesi. E' un aspetto positivo e rimpiangere i tempi andati di fotocopie e ricerche in polverosi scantinati di biblioteca sarebbe ridicolo.
Spesso pero' il prodotto quantita' per qualita' rimane una costante e la massa di informazione che si puo' raccogliere in pochi attimi e' di dubbia o scarsa affidabilita'. Ognuno puo' mettere cio' che vuole in rete, con risultati a volte grandiosi a volte pessimi.
Queste elucubrazioni un po' pseudo-intelletuali sarebbero forse dovute scaturire dallo scandolo che incalza su WikiLeaks, controverso motore di ricerca e repository per informazioni classifiche come segrete.
Invece mi sono venute in mente dopo avere acquistato su Amazon una delle guide di arrampicata
piu' belle degli ultimi anni! "Fifty Favorite Climbs, The ultimate North American Tick List", cinquanta arrampicatori e arrampicatrici consigliano una via "classica" nel nord America. Vera pornografia, scintilla per sogni e progetti. Non importa se non riusciro' a salire in libera il "Cobra Pillar" o se mi ritirero' con la coda tra le gambe dopo Evolution Traverse. Cio' che conta e' il senso di sfida e di avventura che il libro ancora riesce a comunicarmi. Le stesse sensazioni io non riesco a trovarle sui forum (noiosissimi) di montagna o in molti siti (con rare eccezioni) di presunti esperti. Nella guida c'e' tutta la fatica e passione dell' autore (Mark Kroese) che ha intervistato veri eroi del verticale, mettendo insieme una ricerca di vie accurata e entusiasmante. E poi la guida di carta tela puoi leggere comodamente stando al bagno, cosa poco pratica con un portatile.
Io difendo cosi' le guide cartace di arrampicata (ma pure di cucina, viaggi, hobby) e spero che non muoiano mai.
Quasi due anni fa chiesi ad un amico di prestarmi una sua guida per fare delle fotocopie. Mi rispose sorpreso e quasi irritato: "Chi ha scritto la guida e' uno di noi, un arrampicatore. Se tu la fotocopi, lui non campa e non scrivera' piu'...". Mi sentii un verme e promisi a me stesso di non fotocopiare piu' ...

l' opzione pinatubo




Nell' Aprile del 1815 l 'eruzione del monte Tambora in Indonesia mando' in orbita un getto di diossido di zolfo alto circa 35 chilometri e formo' 200 milioni di tonnelate di gocce di acido solforico, disperse nell' atmosfera. Un' area di circa 400 mila Km quadri venne ricoperta da ceneri e 70 mila persone persero la vita. Le conseguenza dell' eruzione andarono al di la' dell' Indonesia. Il 1815 e' infatto passato alla storia come l' anno senza estate, con temperature sotto lo zero registrate in piena estate a New York o Londra. L'acido solforico e le ceneri rimasero nell' atmosfera e schermarono i raggi del sole. La fredda estate porto con se penuria di raccolti e quindi carestia.

Sembrerebbe questa una storia dell' inevitabile corso della Natura, sulla potenza degli elementi e sulla fragilita' dell' uomo. Invece e' anche il punto di partenza di una idea che da decenni scava nella testa di qualche scienziato, idea al centro di un recente e controverso dibattito: cambiare il clima e la temperatura del pianeta imettendo nell' aria sostanza di vario tipo in modo da riflettere la luce del sole.

L' idea non e' nuova. I sovietici avevano condotto esperimenti simili, con il sogno di rendere la Siberia un luogo abitabile e coltivabile. Ultimamente diversi dipartimenti federali hanno iniziato a finanziari studi sulla fattibilita' e i rischi.
Visto che (forse) il riscaldamento globale e' dovuto all' inquinamento dell' uomo, una buona idea e' sparare in aria ancora piu' sostanze nella speranza di avere l' effetto contrario.

Un libro uscito di recente - "Hack the planet" -cerca di presentare questo nuovo settore di ricerca noto come ingegneria climatica. L' autore cela mette tutta per dare un taglio avvincente e spiritoso al libro, ma forse avrebbe fatto meglio a scivere la meta' delle pagine e usare uno stile piu' coinciso. In mezzo a tante parole al vento, ne emerge pero' un quadro desolante che e' anche lo specchio di come spesso le questioni ambientali vengono risolte. Si cerca una soluzione momentanea e si lascia alle generazioni futuro il peso delle scelte.
Nonostante non si sappia molto sui rischi e gli squilibri di un simile approccio, in molti pensano che potrebbe essere una soluzione estrema se la temperatura continuera' ad aumentare.
Nel frattempo si potra' ancora guidare cento miglia per comprare un cartone di latte, mangiare 200 chili di carne all' anno e cambiare il cellulare ogni mese. Magari pero' indossando maschere a gas....

mercoledì 7 luglio 2010

Rodeo



Nella mia ricerca dell' America vera e verace non poteva mancare il rodeo il 4 Luglio, festa nazionale e giorno dell' indipendenza.
Quasi per caso, al ritorno da una escursione sulla Sierra, un amico mi chiama per invitarmi a
vedere un rodeo, promettendo una esperienza socio-culturale memorabile e genuinamente americana.
Aveva ragione.

L' arena e' nel mezzo di una piana, senza alberi, ne ombra. Perdo circa due chili di peso mentre
attendo pazientemente in fila per l' ingresso. Intorno a me famiglia con bambini, finti cowboy panciuti e un numero spropositato di signore avanti negli anni vestite con abiti corti e stivali.
In generale pare che gli amanti del rodeo apprezzino il cibo, visto il numero enorme di obesi in fila. Quasi non mi accorgo del tempo in fila, perso ad ammirare questa giungla di umanita' varia...

Dentro l' arena mi accoglie un misto di odori da fare venire il malditesta.... c'e' di tutto, ma niente e' commestibile. La folla da l'assalto ai vari stand e tutti fanno rifornimento di galloni di coca cola, chili di amburger e fritture di vario tipo. Mica si puo' rischiare di rimanere a pancia vuota per due ore!
La famiglia davanti a me si attrezza per bene con una specie di cestino
in cui sono impilati una decina di hot dog, divorati a velocita' da record. I tre bambini piangono perche' vogliono il gelato e il padre li zittisce comprando un secchio di gelato alla vaniglia... staranno buoni per almeno venti minuti, prima di lagnarsi di nuovo.

Quando la folla ha placato l' appetito bulimico, ecco finalmente lo show!
no anzi... prima c'e' circa un' ora di inni americani, saluti alla bandiera, saluti alle truppe, saluti ai veterani, onore agli eroi. Una ventina di ragazze entrano al galoppo nell' arena sventolando bandiere a stella e striscie. Sono vestite con corpetti dorati e i poveri cavalli
quasi soccombono sotto il peso di questo amazzoni dalle forme giunoniche. Altre venti minuti in cui cercano di convincere il pubblico delle loro doti equestri, con scarso successo.
L' inno americano e' cantato da una "cantante classica": parte male, troppo alta, e finisce per urlare sul crescendo finale! ma mica guardiamo le sottigliezze, l' inno e' sempre l' inno!

Dannazione, voglio vedere i cowboys, quelli veri! ho pagato venti dollari e dopo due ore
mi hanno rifilato solo proganda di ultra destra. Si perche' lo sponsor principe e' NRA,
National Rifle Association, quelli che difendono il diritto ad avere armi e usarle... c'e pure l' estrazione di un premio, un fucile Winchester...

Eccolo finalmente lo show!
pezzo forte "bull riding", ovvero stare in groppa ad un toro il piu' possibile... forse i tori
erano piuttosto incazzati o forse i cow boys non si erano allenati abbastanza, ma non stavano in sella manca cinque secondi, di solito proiettati in orbita o scornati.

Ma al di la' del mio cinismo e del mio senso estetico penso che il rodeo abbia un lato positivo, che quasi fa dimenticare il resto. Nonostante tutto infatti in quell' arena si respirava un senso di comunita'. Persone unite nell' organizzare la festa, partecipare a qualcosa al di la' della loro esistenza privata. E questo e' sempre meglio che stare di fronte ad una TV o spendere tempo al supermercato.. si forse potrebbero evitare tutta la propagada, ma e' un' inizio..
E in quell' arena polverosa, in quel misto di cavalli-salsiccia arrosto-urla-spintoni nel mio cuore di solito felpato e' tornato prepotente un senso di nostalia per la Sardegna e le sue feste - i Candelieri, la Cavalcata, S' Ardia - e il loro caotico fascino...poi
i bambini di fronte a me hanno riniziato a chiedere cibo e quell' attimo di nostaglia si e' dissolto..

giovedì 17 giugno 2010

Serpenti e intrusi



Vivere in citta', stare in ufficio lontano dagli elementi naturali porta la mente umana all' atrofia. Ci si dimentica che non siamo gli unici esseri sul pianeta e si finisce per credere che l' uomo e' al vertice di una immaginaria piramide evolutiva costruita nel tempo solo per dare all' uomo diritto alla razzia del pianeta.

Mentre arrampicavo in un area un po' isolata, un serpente a sonagli e' sbucato da una fessura.
Il suono della coda aveva annunciato la sua presenza, ben prima che la mia debole vista potesse scovarlo. La prima reazione e' stata : "Cosa ci fai qui?!", ma poi, a pensare alla ferraglia che mi portavo addosso, alla mia pelle scottata dal sole e al mio desiderio di vincere la gravita' scalando, ho capito quanto stupida fosse la mia irritazone e meraviglia per questo incontro
rivelatore...

martedì 1 giugno 2010

Trapanatori Seriali

Jim Donini, boss senza eta' dell' alpinismo Americano, ironizzava sulla frenesia arrampicatrice in California. Ogni masso o formazione rocciosa e' presa d' assalto, causa pressione demografica e ansia da prima salita di molti arrampicatori. I risultati a volte sono vie di scarso valore, come io e' Charlie abbiamo sperimentato sulla nostra pelle...

Prologo: Pioggia e neve (a maggio!) sulla Sierra, stavano per rovinare il fine settimana
arrampicatorio. Volevo assolutemente tornare a Woodfords canyon, dove, nelle ultime tre settimane, stavamo esplorando nuove aree non ancora presenti in nessuna guida. Pur di non rimanere a casa decido insieme a Charlie di visitare un area di arrampicata sportiva appena chiodata. Con rare eccezioni, le poche aree sportive in Nord California offrono di solito arrampicata mediocre con chiodatura dubbia e roccia un po' marcia.
Forse perche' il granito non offre posti adatti o forse per una certa resistenza culturale.

Primo tempo: Arriviamo alle 9.00 nel primo settore, che vanta sulla carte quindici vie fino al 12a. Si rivela invece una specie di scherzo, con gradi gonfiati, chiodatura ascellare ogni metro e mezzo, via di cinque metri di reale arrampicata e il resto come una gradinata. Per di piu' roccia mediocre.
Chiudiamo entrambi a vista tutte le vie in due ore, ulteriore prova di gradi farlocchi. Sono le 11 e non abbiamo niente su cui arrampicare.

Secondo tempo: Decidiamo di esplorare un altra area nuova e quasi top secret (avremmo capito poi il perche'), Table Mountain. Dista giusto due miglia di facile sentiero. Da lontano la parete ricorda un falesia inglese, con colline verdi e roccia nera. E' alta circa cento metri e con il binocolo da lontano iniziamo a entusiarmarci. Sul posto linee di spit percorrono tutta la parete che sembra quasi un posto decente. No invece. La roccia si sgretola a toccarla, non c'e' una sola presa decente e la vite dei primi spit gira sulla roccia, segno di cattiva chiodatora. Io sono per andare via. Charlie sostiene che in alto la roccia e' sicuramente migliore, non possiamo fare i viziati che vogliono sempre rocce perfetta. Ad occhio segliamo una linea che potrebbe essere interesante...
Raggiunto il primo spit viene giu' un blocco grande come un libro. "Su e' meglio" continua Charlie. Secondo spit: viene via un altro pezzo e Charlie chiede una pausa e si appende: brutto segno. Il resto e' piu' o meno noia: un blocco di pietra per ogni movimento e io sotto a schivare. Dopo un' ora di "blocca, cado, sasso" la sosta.
Un disastro. Non soddisfatto dello spettacolo voglo provarla pure io. Stessa scena a ruoli inversi. Maledico tra me l' idiota che ha chiodato e io che
ho pensato che salirla flash valesse qualcosa.
Sfiancati psicologicamente e disgustati dal posto, optiamo per una birra.
E pensare che avevamo in programma una giornata di arrampicata sportiva, senza stress, in sicurezza...

venerdì 14 maggio 2010

solitary fitness




Il libro Solitary Fitness e' la soluzione a tutte quelle piccole ossessioni compulsive che si possono scatenare nelle testa al pensiero di stare lontani da una palestra o dell' attivita' fisica in genere. Il libro e' stato scritto in un inglese traballante e in una prosa semplice da
Charles Bronson, noto come il prigioniero piu' pericoloso del Regno Unito. Il povero Bronson avrebbe dovuto fare solo sei anni di gabbia per una rapina alle poste (rubo' ventisei sterline). Uno volta dentro il suo atteggiamento un po' "scontroso" lo ha portato ad accumulare anni ed anni di pena, finendo per passare piu' di trent'anni in prigione. Degno di nota l' episodio in cui prende in ostaggio il direttore del carcere e lo solleva di peso sulla sua testa.
Bronson, ex pugile in incontri clandestini, ha sviluppato un suo metodo di allenamento nella solitudine della cella di isolamento. Potete immaginare i macchinari a sua disposizione: una sedia, qualche libro, un asciugamano.
Se il libro fosse solo una serie di esercizi sarebbe stato pero' degno di poca attenzione.
Invece e' un condensato di saggezza ergastolana, un inno alla vita attiva e a impegnarsi a usare al meglio tempo ed energie. Consigli sulla dieta, sulle relazione sociali, su come uccidere una vacca con un pungo e persino su come curare il cancro al colon! Se siete persone sensibili e politicamente corrette sconsiglio il libro (memorabile il capitolo contro le persone grasse...).

Esiste anche un sito in cui firmare una petizione per la sua liberazione. A me pero' e' venuto il sospetto che fuori, nel mondo "civile", Bronson non saprebbe proprio che fare...

mercoledì 21 aprile 2010

lego




I Lego sono stati per molto tempo il mio gioco preferito. Dagli anni dell' asilo fino
alle medie i mattoni colorati hanno ispirato per viaggi con la fantasia e creazione
di avventure immaginarie... Ancora oggi ogni tanto mi fermo a guardare le scatole dei Lego nei negozi di giocattoli. Le versioni attuali sono un po' troppo tecnologiche e lasciano poco spazio all' inventiva, forzando a usare le istruzioni di montaggio in modo troppo rigoroso. Troppi personaggi dal cinema o televisione.. insomma si sono venduti.
La cosa che mi affascinava dei Lego era infatti la possibilita' di rinventare sempre l' assemblaggio, mischiando pezzi da scatole diverse, creando ibridi con altri giochi.

Per chi come me ha amato i Lego, consiglio di visitare il sito "The Brick Testament", dove con minuzia di particolari sono stati riprodotti tutti gli episodi dell' intera Bibbia.
Notevole anche la parte delle News. Da notare le avvertenze nella home page

"The Bible contains material some may consider morally objectionable and/or inappropriate for children..."


E in effetti tra incesti, lapidazioni, torture di ogni genere, non stupisce che dopo
qualche migliaio di anni sia ancora un best seller di tutto rispetto per vendite e diffusione..

domenica 11 aprile 2010

Gold Wall





La mia idea di salire il Nose non e' certo un segreto. Ci sono due modi di farlo
1) quattro giorni in parete soffrendo
2) uno-due giorni, soffrendo lo stesso ma con stile.
Io vado per la seconda: lo stile in parete e' tutto, pure piu' dei gradi a volte. Ma come ogni cosa richiede un certo allenamento, che va al di la' della semplice forma fisica o arrampicatoria.
Il problema e' che non e' che puoi uscire dal lavoro alle sette e dire "beh.. oggi vado ad allenarmi... faccio una Big Wall e sono a casa per cena...". Il piano cosi' e' salire "piccole" Big walls, considerate "moderate" , semplici cioe', per gli standard Californiani un po' sballati...
Sono almeno cinque-sei le pareti di grado V (quinto) che sono quasi d' obbligo prima di provare
una parete di VI grado. Il numero romano indica l' impegno complessivo, il commitment come tanto piace agli ammerigani: il tempo di avvicinamento, la possibilita' di fuga, i soccorsi, il tempo totale in parete...Pure mettere insieme cinque vie di grado V e' una piccola impresa, a meno di non licenziarsi.
La terza nella mia lista era Gold Wall, ed ho pensato che fosse giusto celebrare la primavera con questa salita su una parete poco frequentata, a causa dell' avvicinamento lungo e non ovvio.

Decidiamo con Raffi di partire Domenica mattina, con calma... Il piano prevede l' arrivo a Yosemite alle 12:00, avvicinamneto e iniziare a scalare alle 15:00. Fissare i primi quattro tiri e dormire o su una cengia o in parete. Il giorno dopo, salire le corde fisse e finire la via.
Semplice in fondo. Eppero' Domenica commettiamo l'errore di fare una pausa mentre siamo in viaggio e mangiare del cibo messicano: fagioli, riso, salse varie che mi danno una mazzata incredibile. Arrivati gia' con un' ora di ritardo, fatichiamo a riprenderci dall' abbiocco.
Il saccone, con i suoi dodici litri di acqua, materiale, sacchi a pelo, pesa circa quaranta chili. Sudo come un dannato, mentre il cibo messicano ha la meglio su mente e viscere...ci perdiamo piu' volte e finiamo per trovare l' attacco alle 5 del pomeriggio. Voglia di arrampicare
quasi nulla. Il primo tiro e' un misto di libera e artificiale. Ho promesso a Raffi di salirlo io perche' lui non si fida del pezzo in artificiale, in cambio lui salira' uno dei cammini finale che io temo e aborro! finisce pero' che fissiamo un solo tiro e poi ci mettiamo a chiaccherare alla base.

Lunedi' il progetto e' salire a questo punto in un solo giorno... ci riusciamo quasi, ma decidiamo alla cinque di calarci a due tiri dalla vetta: temiamo il mal tempo e la calata con le doppie. La via e' stata spettacolare, super intensa e con una vista incredibile sul El Cap, quasi a ricordarci che in fondo quello che stavamo facendo era un nulla, una briciola di quello
che ci aspetta, forse. In uno dei tiri centrali si entra letteralmente dentro la montagna: un cammino si chiude e diventa un cunicolo che risbuca fuori attraverso un piccola imboccatura. La cosa piu' strana mai fatta in parete!

La prossima volta pero' meglio evitare il cibo messicano ...

domenica 4 aprile 2010

Mainstream..



I padri fondatori della nazione Americana crearono una Costituzione segreta, dove racchiusero emendamenti dal valore magico, per il controllo del popolo americano. Il solo fruscio delle pagine poteva madare in trans le persone intorno e costringerle ad ubbidire. Il libro ando' perso pero' negli anni cinquanta e li ebbe inizio il declino morale della nazione, la decadenza dei costumi , la perdita dei sani valori.
Dopo cinquant'anni la casa bianca, nella figura di un perverso segretario di stato, vuole il libro indietro nel tentativo disperato di riportare la nazione sulla retta via della moralita' e ordine. Il compito viene affidato ad un investigatore privato, ex CIA, che scoprira' presto che il libro e' diventato merce di scambio fra gruppi di pervertiti di ogni sorta e tipo. Il suo viaggio da New York a Los Angeles diventa cosi' un viaggio attraverso ogni possibile tipo di devianza e perversione.
Adolescenti che si eccitano di fronte ai film di Gozzilla, uomini di mezza eta' che fanno sesso con le ostriche, nerboruti omossesuali che si iniettano acqua e sale nei testicoli...
Ma si tratta davvero di devianze? al di le' della storie e dei personaggi questa e' il tema realmente interessante del libro: che cosa e' normale? che cosa e' "mainstream" e cosa e' invece "alternativo" o underground? in una epoca in cui si puo' avere accesso praticamente a foto e informazione su ogni pratica e costume, ha ancora senso parlare di mainstream?
Il confine di cio' che e' moralmente accettabile si sposta di continuo. Il "mainstreamm" divora e ingloba ogni aspetto delle vicende umane.
Le ingloba e cio' che era nascosto, sotterraneo, non lo e' piu'.
Nel libro uno dei temi centrali e' per esempio la pornografia. Quello che trenta anni fa era considerato osceno, ora viene mostrato senza problemi nei film per famiglie. Una coscia nuda poteva scatenare orde di ormoni
nei ragazzini degli anni cinquanta, ora un nudo integrale viene usato pure per la pubblicita' delle merendine. Chi cerca di definire i "sani valori di un tempo" ha perso di vista la realta', fa finta di non vedere oppure e' proprio in cattiva fede...

venerdì 26 marzo 2010

Complotto protestante?



"A girare per i mondezzai un po' di puzza di merda cela si porta addosso..."

Ormai non e' piu' un caso isolato, ma ogni giorno stanno venendo fuori nuove storie di abusi e violenze in seno alla chiesa cattolica.
Il fondatore dei Legionari di Cristo ( l' Opus Dei in confronto sono liberal ) non solo aveva figli da due relazioni segrete, ma abuso' di ragazze e ragazzi durante tutto il suo servizio...
Solo oggi l ' ordine chiede scusa..
L' altra notizia e' quella degli abusi su 200 ( in 20 anni significa, 10 all' anno, uno al mese..) bambini sordomuti ad opera di tale padre Hullerman. Ratzingher sapeva e ha insabbiato.

I cattolici vanno in chiesa, continuano a recitare il credo ("credo nella Chiesa di Roma Santa Cattolica Apostolica..."), si indignano per le battute contro il papa e continuano a dire che
sono casi isolati. Perche' non chiamano indignati il loro vescovo? perche' non chiedono chiarezza e giustizia? perche' non sbraitano come quando un comico sbeffeggia il clero in TV?

Le fondamenta della chiesa sono solide dicono e in fondo ci sara' pure un progetto divino piu' ampio che a noi sfugge... vorrei che lo andassero a dire a chi ha subito gli abusi, a chi ogni giorno porta i segni "della chiesa che sbaglia" o a chi semplicemnte deve sorbirsi insulti e reprimenda per condotto morali "deviate"...

martedì 2 marzo 2010

All' ombra del potere




Kike Arnal ha speso 255 giorni tra le strade di Washington fotografando la citta' in bianco e nero.
Il suo lavoro si trova qui
Le foto parlano da sole.

lunedì 1 marzo 2010

Q, il gioco di carte




Ecco un buon esempio per smentire chi si lamenta che in accademia si annidano solo fannulloni e mangiapane a tradimento! L' amico e compagno ET mette a tacere i maligni e i delatori del mondo accademico itagliano con una mirabile opera di ingegno e fantasia.
Nonostante le notti insonni a cambiare pannolini e scaldare biberon, ET ha trovato il tempo per creare, con le sue sole forze, il gioco di carte ispirato al romanzo Q, capolavoro del (fu) collettivo Luther Blisset, ora Wu Ming. Chi ha amato il romanzo, non puo' non scaricare il giuco e diffonderlo su tutto il territorio nazionale.
La grafica e' ancora un po' veterosovietica, ma mica si poteva chiedere tutto agli sforzi di un solo uomo!
Parafrasando ET dei tempi che furono (direi circa tredici anni fa'...sic!...) " Io vi do il gioco, ma non sono sicuro che riusciate a giocarci..."... ma questa e' una citazione per pochi...

martedì 16 febbraio 2010

Skull Queen



Un giorno di festa nazionale e' un lusso in America. Avere poi una finestra di bel tempo in pieno inverno e' un lusso sfrenato. Controllavo con impazienza il meteo da due settimane e alla fine la tempesta di neve sulla Sierra e' cessata giusto in tempo per una fuga di due giorni.
Venerdi notte in viaggio. Sabato e Domenica in parete, sulla Washington Column a salire Skull Queen, facendo finta di fare una salita invernale... si perche', a parte un po' di neve sul terrazzino dove abbiamo dormito, sembrava quasi primavera!
Intorno la Valle ancora addormentata e ricoperta di neve e silenzio. Una vista mozzafiato tutto intorno, il migliore cibo precotto mangiato stando su Dinner Ledge, la strizza di appendersi su uno gancio (sky hooks) e convincersi che non e' poi cosi' male, il granito giallo al tramonto...
si puo' avere di piu'? no, non credo...

giovedì 21 gennaio 2010

Geni rubati


Questo e' il passo futuro dell' evoluzione!
Una lumaca, anzi una lumaca senza guscio, e' capace di mangiare un' alga, prenderne i geni, e "imparare" a fare la fotosintesi, diventando di fatto indipendente energeticamente.
In altre parole un ibrido tra pianta e animale, libero dalla ricerca del cibo.

Immaginate se si potesse fare sugli esseri umani... sarebbe la svolta!
Mai piu' code al supermercato, mai piu' tempo speso ai fornelli. Una semplice camminata sotto il sole basterebbe a ridarci la carica, all' infinito, o quasi.

La storia pero' ha anche un aspetto oscuro... e se i geni contenuti nel cibo che mangiamo, per qualche arcano motivo, riuscissero ad attivarsi nelle nostre cellule?
Tutti i mangiatori di carne si trasformerebbe in meta-maiali, meta-mucche, meta-agnelli... e magari finire per sbaglio in una gabbia sovraffolata...

Quella della foto e' ancora una lumaca standard, ancora schiava della ricerca di cibo e dei beni
materiali

lunedì 4 gennaio 2010

Crack machine

Ormai due mesi fa scrissi un piccolo racconto apparso
qui.
Giusto un breve capitolo del mio viaggio in Sardegna...

la prima Big Wall...


Jim Bridwell scherzava dicendo che " La mia migliore vacanza e' il vostro peggiore incubo ", e si riferiva forse a una delle sue creazioni su roccia, veri viaggi in mari di granito su protezioni
precarie e giorni in parete... Pure per climber svezzati l' idea di stare "appesi" per giorni, mangiare cibo precotto, fare i propri bisogni in un sacco di plastica, tirarsi dietro ferraglia varia non sembra essere la cosa piu' divertente. Per molto tempo pure io avevo visto la cosa con occhio storto.
Il fatto poi di andare su spesso in artificiale mi sembrava quasi cosa vergognosa... finche' non
ho deciso che era tempo di provare e capire di colpo che tutto quello che avevo detto e pensato sull' artificale e sulle Big Wall fossero discorsi da topo di falesia!
Ok e' faticoso, ok puo' essere imbarazzante usare come WC una busta, ok puo' prendere un po' d'ansia dormire in mezzo a tutto il granito e l' incedere puo' essere lento e stressante... ma alla fine e' un viaggio nuovo e pieno in una dimensione parallela.
Si apre cosi' un mondo di possibilita', di posti da esplorare e capire... e l' arrampicata, sia nei tratti di libera che di artificiale, ho come l' impressione che si carichi di qualcosa di diverso e di piu' intenso...
il giorno dopo l'idea di andare in palestra vi fara' venire un senso di tristezza e ridicolo...