Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



domenica 12 agosto 2012

La ragazza Americana

                         Bambini al parco di Lal Baugh. Mi hanno chiestodi scattarli una foto e prima o poi 
                               dovro' tornare con una stampa...



I bambini della scolaresca attendono in fila per due all' entrata del tempio. Avranno forse sei, sette anni e sono vestiti con una divisa rossa e blu. I bambini portano una cravatta un po' fuori misura che arriva quasi alle  ginocchia, le bambine una gonna a pieghe. Gli passiamo accanto e d' improvviso uno dei bambini si stacca dalla fila e inizia a urlare "una ragazza Americana, una ragazza Americana"... cosi quella scolaresca che pochi secondi prima era composta e ordinata, si trasforma in un branco di mini adolescenti precoci, eccitati e festanti. Le bambine invece sono rimaste in silenzio e, con mio grande disappunto, non si sono messe a urlare "un ragazzo Italiano, un ragazzo Italiano....". Diciamo infatti che io passo di solito inosservato tra la folla, scambiato magari per appartente a qualche gruppo del variagato mondo Islamico. Non pensano nemmeno che io sia Italiano (spiegare la differenza tra Sardo e Italiano sarebbe troppo), perche' gli Italiani -mi dicono- amano la moda e hanno belle macchine, facendomi capire quindi che il mio guardaroba non li ha impressionati e neppure la mia auto. E poi in fondo gli Italiani che cosa avrebbero da insegnare in questo posto?

Mentre attendevo con pazienza (molto indiana) il mio turno all' ufficio immigrazione, mi sono trovato a fare paragoni, confrontando questa realta' con altre a me familiari. "Ahh ma come da noi qui non si trova..." e' l' esercizio preferito di molti turisti e viaggiatori che finiscono cosi nella trappola del giudizio comparato e si negano spesso la bellezza della scoperta del diverso e inusuale. Confrontare pero' e' naturale e ogni tanto pure salutare. Usare la California come misura sarebbe stato pero' un esercizio inutile, buono solo per farsi venire l' ulcera e diventare nervosi.  La "giornata lineare"  negli Stati Uniti, dove l' imprevisto e' l' eccezione, qui non esite.  Uno degli ingredienti per un vita sana a Bangalore e' cosi non avere troppe aspettative e uscire di casa ogni giorno con l' idea che qualcosa di inatteso sara' dietro l' angolo mentre la pianificazione con settimane di anticipo qui non funziona.
Se penso invece all' Italia, le differenze sono solo nell' ordine di grandezza delle cose ma non nella loro intima natura. Come se per scherzo qualcuno avesse voluto amplificare molti lati dell' italianita', nel bene e nel male, per un fattore cento o mille, regalando pero' in compenso una dosa immensa di pazienza e tolleranza. La lista che ho compilato nel tempo dell' attesa sarebbe potuta essere piu' lunga, ma per mia (e vostra) fortuna il paffuto omino allo sportello dell' immigrazione ha chiamato il mio numero e io non ho avuto altra ispirazione e tempo per ampliarla. Sono certo che nei quattro anni a venire trovero' altre occasioni per farlo.

Traffico. Di base non ci sono regole. Vince il piu' furbo, chi guida la macchina piu' grossa o chi e' pronto a rischiare tutto. Il parcheggio selvaggio in doppia fila e' la norma. Negli ingorghi  gli automobilisti non si adirano mai e nemmeo urlano. Suonano il clacson in continuazione, ma lo fanno senza quel carico aggressivo, tipico di altri luoghi. A volte suonano pure il clacson quando la strada e' vuota (molto di rado...), forse per sentirsi meno soli.
Il pedone non ha diritti, e' un intralcio per le auto.  E' conveniente non attraversare e farlo solo quando una massa critica di pedoni e' pronta a farlo (tu chiamali se vuoi scudi umani). Il verde e il rosso al semaforo sono categorie dalle mille sfumaturi, soggette al gusto di chi guida.

Cibo. Il cibo e' sacro. C'e' da mangiare ovunque, dolce o salato. Ai bordi della strada in carretti sgangherati o in raffinati ristoranti. Si puo' trovare sempre qualche cosa di aperto, purche' si sia disposti a rischiare un po' sul fronte intestinale.  Ogni regione ha innumerevoli varianti dello stesso piatto, con nomi diversi e sottili cambi negli ingredienti. I miei colleghi discutono con furore mentre mangiano a quattro ganasce, dibattendo su quale sia la versione "vera" di pietanze che a me sembrano identiche, su quale sia l' olio migliore per la frittura, elogiando infine la preparazione della loro nonna o mamma (mi suona molto familiare).
E in questa cultura in cui tanto importante e' il mangiare in tanti muoiono di fame.

Burocrazia. Paffuti e panciuti impiegati guardano da dietro lo sportello, inclinando la testa per fissare meglio sopra il occhiali da presbiti. Ci impiegano dieci minuti per leggere mezza pagina e infine passano la pratica allo sportello affianco, in cui voi dovrete rifare la fila. Un sistema Bizantino di regole permette cosi' di sfuggire alle stesse.

Fare la coda. Se non dite niente e aspettate pazienti, potrete morire aspettando mentre tutti vi saranno passati davanti. Saltare la coda e' un diritto inalienabile.

Trasporti pubblici. Ai tempi delle medie, gli autobus dell' Arst sulla linea Sorso-La Marina erano meno affollati. I poveri pendolari devono dare l' assalto al bus che puo' arrivare seguendo le onde di traffico. I taxi e i rickshaw sono il mezzo consigliato, previa contrattazione selvaggia del prezzo (il tassametro e' li a prendere polvere). Se capiscono che non siete del posto la tariffa verra' ampiamente maggiorata. Opponete resistenza e fate finta di sapere la strada. Abbasserano un po' il prezzo pur continuando a raggirarvi, ma almeno vi sentirete soddisfatti. Ogni volta che prendo il taxi da Milano Linate a Milano centrale mi succede la stessa cosa, ma almeno qui pago in rupie.

Sconti e saldi. Lo sconto va sempre chiesto, anche se il risparmio sara' minimo o irrisorio. La tecnica varia a seconda se si tratti di un vero negozio con il cartellino del prezzo o un emporio con merce esposta ma senza un listino chiaro.
Come per i trasporti, la provenienza geografica fissera'  quanto dovrete sborsare.


Arte di arrangiarsi.  Dote dei piu' che vivono in questa citta' e che, nonostante tutto, riescono a farcela e pure a prosperare... Una specie di inno all' ottimismo che mi ricorda che in fondo, per quanto dura possa essere stata la mia giornata, c'e' gente a cui e' andata peggio...