Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



lunedì 25 ottobre 2010

Il grasso sul fuoco...

Le notti di inverno nel deserto possono essere lunghe e bisogna trovare qualcosa da fare, per non dovere andare a letto dopo le 6:30. Alla fine di una giornata di arrampicata si puo' mangiare, raccontare bugie intorno al fuoco di imprese alpinistiche mai compiute, gradi mai saliti o vantarsi-lamentarsi delle performance della giornata. Dopo un paio di giorni pero' la conversazione puo' languere, soprattutto se conoscete gia' le bugie dei vostri compagni..
Una combinazione di noia, birra e scienza puo' fare pero' svoltare la vostra serata al meglio!
Avete bisogno di un barattolo di latta vuoto (quello dei pelati e' perfetto), acqua e campeggiatori NON vegetariani che amino la pancetta (bacon) per colazione...
Al posto di gettare via la sugna o grasso della cottura della pancetta la raccogliete nella lattina vuota e la conservate per la notte.
Dopo un paio di birre, quando il fuoco e' bello vivo prendete il barattolo e lo mettete sulle braci tra le fiamme (alte!!) finche il grasso non inizia a bollire.
A questa punto, usando un bastone o qualsivoglia prolunga (potete usare un bicchiere legato con del nastro ad una estremita'), versate dell' acqua dentro il barattolo e.... bahmmm! una fiammata a forma di fungo si sprigionera' dal barattolo per la gioia di tutti gli astanti. Il rischio di bruciature e' garantito, soprattutto per chi versa l' acqua, se il bastone e' troppo corto. Il divertimento dura pochi secondi, ma c'e' sempre la possibilita' che qualcos' altro prenda fuoco, massimizzando cosi' il divertimento. Ovviamente la fiamma e' proporzionale alla quantita' di grasso usato.
A me la cosa ha divertito molto (sono un' anima semplice) perche' ci sono
tutti gli elementi da selvaggio West: la pancetta, il fuoco, un po' di alcol, il deserto e la maturita' e saggezza di adolescenti invecchiati..


mercoledì 20 ottobre 2010

Uranio




Il nucleare sembra tornare di moda nei giornali, nelle promesse di vari politici e piani energetici di varie nazioni. Con una interessante strategia di immagine, il nucleare viene proposto nelle discussioni su energia e ambiente come l' unica vera alternativa al petrolio, a quasi-zero emissioni di CO2. Nell' ultima conferenza Goldmsmith "Eart, Energy and the Environment", la sessione di apertura e' stata dominata dal senatore Lamar Alexander (repubblicano) che con entusiasmo messianico cercava di convincere la platea di quanto "verde" fosse il nucleare. Esistono anche gruppi ambientalisti "Environmentalist for Nuclear Energy" a sostegno di un ritorno del nucleare su vasta scala.
La tentazione di prendere posizioni di tipo ideologico di fronte al nucleare e' piuttosto facile. L' immaginario collettivo e' stato nutrito per anni di immagini di distruzione e morte evocate dalla parola nucleare.
Nel mio tentativo di capire se realmente il nucleare sia una strada percorribile, ho cercato di isolare quelli che sono i punti cruciali per rilancio su vasta scala

- La materia prima: estrazione, trasporto, arricchimento
- Smaltimento delle scorie e smantellamento vecchi impianti
- Sicurezza degli impianti, delle miniere e delle scorte
- Costo economico per kilowattora

Dedichero' un post a ciascuno dei punti, nei limti dei miei ricordi sbiaditi di fisica nucleare e mancanza spesso di oggettivita'. Le quattro questioni sono legate tra di loro e costituiscono piu' un problema di natura politico-economico che scientifico-tecnologico. In un mondo ideale, senza guerre, terrorismo e avidita' si potrebbe discutere dell' opzione nucleare con lungimiranza, senza escluderla a priori o proporla come panacea per tutti i mali. Nel mondo reale invece uno dei problemi centrali e' il doppio utilizzo che tecnologie nucleari possono avere: costruire bombe o centrali. Negare che esistano gruppi di persone, piu' o meno squilibrate, disposte a usare tecnologie nucleari (in senso esteso) per scopi terroristici e' negare la realta'. Un esempio storico viene dalla setta Aum Shikiro in giappone: negli anni 90 acquistarono una miniera di uranio in Australia e pagarono tecnici russi per l' arrichimento dell' uranio, primo step per costruzione di un ordigno che potesse essere dare inizio ad una nuova apocalisse. Non ci riuscirono per pura casualita' e fretta (il capo voleva la bomba subito, come conferma di una sua profezia...) e si accontentarono nel 1995 di usare il gas sarin nella metropolitana di Tokio, uccidendo una decina di persone. Se si pensa che l' AIEA (agenzia internazionale per il controllo sul nucleare), con sede a Vienna, ha meno dipendenti della polizia municipale di Vienna stessa, si puo' capire come al momento manchi una vera struttura di controllo su scala globale. La discussione sulla sicurezza legata ai primi tre punti di sopra torna ad essere puramente politica.

Un libro che affronta in modo organico e semplice parte del problema e'
"Uranium: War, Energy and the Rock That Shaped the World"

Il libro e' scritto con grande cura, unendo insieme aspetti scientifici e politici in modo mai banale o noioso. Una estesa bibliografia supporta ogni capitolo. Il libro copre un arco temporale che va dalla scoperta dei primi giacimenti nella repubblica Ceca, fino ai giorni nostri, chiamati "The Uranium Renaissance". Il punto centrale del libro e' proprio il minerale e la sua estrazione e come la sua scoperta o ricerca abbia cambiato la sorte di nazioni (e in fondo della storia del secolo scorso).
Una lettura che unisce elementi da romanzo di spie (il capitolo per esempio dell' atomica Israeliana o Pakistana), insieme a vicende da Far West, come la corsa all' Uranio in Utah. Da leggere, prima che la propaganda ecologista pro-nucleare si spinga troppo oltre...

sabato 2 ottobre 2010

Promozioni Casuali

Piu' di una volta mi e' capitato di imprecare e bestemmiare di fronte ad un impiegato incopetente, pigro o semplicemente stupido. Mi sono sempre chiesto come le persone meno opportune finiscano in posizioni o ruoli totalmente inadatti alle loro competenze.

Il fenomeno e' piuttosto diffuso in Itaglia, ma pure negli Stati Uniti gli uffici pullulano di gente che a stento riesce a parlare e a mettere una firma. Imputavo la cosa al malgoverno, a politiche clientelari, alla partitocrazia e al clero... e invece ho scoperto che e' quasi una legge naturale, un fenomeno assolutamente generale di ogni struttura gerarchica: avere un idiota nel posto sbagliato.

Giorni fa' ho infatti scoperto dell' esistenza di un "teorema" dimostrato dallo psicologo Canadese Laurence J. Peter nei tardi anni sessanta. Il "teorema" puo' essere cosi enunciato
"Ogni membro di una organizzazione gerarchica sale nella gerarchia fino a che lui/lei raggiunge il suo/sua livello di massima incompetenza".
La cosa appare paradossale, ma a ben pensarci c'e' un fondo di verita'. Immaginate un impiegato diligente che, per meriti e abnegazione, viene promosso al rango , che ne so' , di capo ufficio. Il fatto che fosse un impiegato modello, non implica che avesse pure le doti per gestire l' ufficio nel migliore dei modi... potrei continuare con una marea di esempi...


Come venirne a capo?
Il genio Italico ha finalmente risolto il dilemma, fornendo una soluzione basata su conti e simulazioni numeriche. L' articolo si puo' scaricare a gratis qui. Le simulazioni indicano che un modo per migliore l' efficienza dell' organizzazione e' di promuovere in modo causale i membri delle classi.
Prendete per esempio l' impiegato modello del reparto pubbliche relazioni o lo spedite a pulire i cessi. Promuovete l' uscere a capo della sezione ricerca e sviluppo. Prima o poi, si raggiungera' una configurazione ottimale, di massima efficienza. Che non sia pure la soluzione per raddrizzare le sorti del mondo?