L' odore di gelsomino e rose nella sala centrale di Chickpet market copre l' odoro rancido che circonda il mercato nelle calde giornate a Bangalore. Il mercato all' interno e' come un labirinto dove centinaia di persone lavorano senza sosta intrecciando ghirlande e ornamenti floreali di ogni tipo. I lavoratori stanno seduti a gamba incrociate nelle piccole stanze che circondano la sala centrale. Infilando fiori di ogni tipo a formare collane e trecce con una maestria e rapidita' uniche. I fiori sono venduti a peso in altre stanze della parte coperta del mercato. Molti dei venditori sono musulmani, cosa un po' ironica dato che i fiori, privati del gambo e intrecciati in ornamenti, andranno ad adornare uno dei migliai di templi e altari indu sparsi per la citta'.
La prima volta che vidi il mercato dei fiori rimasi affascinato dalla velocita' in cui le ghirlande venivano intrecciate e dalla quantita' di fiori usata per ornamenti e cerimonie. Le ghirlande sono una parte importante di molti rituali e preghiere (puja) che scandiscono la vita dei fedeli hindu. Durante l' ultima visita il fascino era pero' scomparso, sovrastato dal mio senso critico e visione razionale del mondo. In una nazione in cui non si riesce a garantire una distribuzione del cibo efficiente (quasi il 30% di frutta e verdura e il 7% di granaglie
viene perso quotidianamente per problemi di distribuzione), ogni giorno uno sforzo enorme viene profuso per coltivare, trasportare e distribuire fiori per ornare templi e altari. Persino nazioni Europee in passato hanno fatto follie per i fiori (si pensi all' ossesione per i tulipani in Olanda) ed e' uno degli istinti dell' essere umano quello di rendere piu' accogliente e piacevole il posto in cui si vive. Eppure qui a Bangalore, trovo difficile accettare questa ossessione per gli ornamenti dei luoghi religiosi. A un metro di distanza dal tempio vicino casa i rifiuti si accumulano non raccolti da settimane, eppure ogni mattina la statua delle divinita' di turno viene tirata a lucido.
Molti occidentali pensano all' India come il luogo della spiritualita' e costruiscono nella loro testa l ' immagine monolitica di una nazione in cui ogni persona fa yoga al mattino e vive in una dimensione spirituale superiore. Un'amica Americana in visita a Bangalore, dopo soli tre giorni in citta' , mi disse" Devo assolutamente andare via da questa citta' e trovare la vera India... penso che andro' in un Ashram al Nord", come se Bangalore fosse una realta' separata e che l' India si possa trovare invece tra le mure di un Ashram per occidentali. Io fino ad ora ho fatto fatica a trovare la spiritualita' Indiana. Ho visto invece molte superstizioni prendere il sopravvento della realta' a tal punto da non avere piu' niente a che fare con la spiritualita' stessa. La stretta divisione in caste rimane in piedi anche grazie ad una visione distorta (ma purtroppo diffusa) dell' Induismo. Vendere i beni per comprare oro da mostrare al tempio, indebitarsi per celebrare solenni puja, ripudiare un parente perche' innamorato di una persona fuori dalla propria casta, sono alcune degli aspetti della struttura sociale Indiana che ho visto di persona, aspetti legati in modo indissolubile alla vita religiosa.
Vorrei proprio essere in pace con l' India, accettarla con i suoi difetti e contraddizioni senza la spocchia da "illuminista" Europeo. Una delle persone incontrate la prima settimana mi disse "tu non sei speciale e togliti dalla testa che sarai in grado di cambiare le cose... altri meglio di te sono arrivati e poi partiti, senza che molto fosse cambiato". Forse quelle parole sono vere e dopo dieci mesi qui (che mi sembrano tre anni) continuo a chiedermi quale sia il segreto per trovare finalmente armonia con questo posto, in fondo unico e a suo modo affascinante