Durante gli anni a Milano, c'era un posto che riusciva a trasmettermi un senso di tristezza assoluta e di sconforto, nonostante fosse apparentemente solo una strada anonima, nemmeno tanto di passaggio nel quartiere Casoretto. Su un muro di cinta scrostato c'era, forse c'e' ancora, una frase presa
dalla "Ballata degli Impiccati" di Fabrizio de Andre' :" Costruiamo un segreto rancore che ha l'odore del sangue rappreso, ciò che allora chiamammo dolore è soltanto un discorso sospeso". Quel posto era, e' via Mancinelli. Trent'anni fa, il 18 Marzo 1978 Fausto Tinelli e Lorenzo Ianucci venivano uccisi a sangue freddo a colpi di pistola. Nessun colpevole, nessun mandante. I tre fascisti indagati (Massimo Carminati,Mario Corsi e Claudio Bracci) assolti per insufficienza di prove. Una coltre di omissioni e omerta' ha coperto indagini e processo, fino alla sua archiviazione nel 2000. Senza nessuna rettorica, provo schifo e rancore per la verita' mancata, per gli archivi del Ministero degli Interni ancora chiusi, per la memoria corta, per quelli che a braccio teso continuano ridendo a dire mene frego nelle interviste e poi siedono in parlamento, per le pietre
che continuano a deviare proiettili in aria, per i "se l' era cercata"...
"Normalita'" per un paese e' pure non dimenticare, chiarire, non ripetere gli errori...siamo ancora lontani...
Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...
domenica 16 marzo 2008
Decrescita e sensi di colpa
Da anni cerco di seguire nella mia quotidianita' i dettami della decrescita, riducendo al minimo i consumi o riflettendo con cura su cosa comprare e consumare. I maligni sghignazzano, dicendo che in fondo ho solo dato una copertura economico-politico ad una atavica tendenza alla moderazione o al risparmio tipica delle mie origini contadine. L' idea di una esistenza a impatto zero e' diventato un progetto molto arduo da quando vivo in California, nonostante su molto giornali questa terra venga descritta all' avanguardia per politiche ambientali. Dopo una notte passata allo Sheraton di Dallas, a spesa di American Airlines, in un albergo immenso tenuto a temperature polari, pieno di tutto l' inutile immaginabile, il senso di colpa mi ha portato a scrivere queste righe.
In ogni momento della mia giornata devo venire a compromessi con quello che invece sarebbe lo stile di vita giusto e il risultato finale e' un misto di senso di colpa e di superiorita' per le scelta del quotidiano. La scelta vegetariana e' facilmente praticabile. Posso comprare prodotti agricoli coltivati localmente, pure biologici. Eliminare la carne, le uova e il latte non e' particolarmente complicato. Non compro da una vita prodotti surgelati o inscatolati. Cerco di limitare al massimo i prodotti alimentari che hanno subito trasformazioni. Tutto semplice finche' non si decide di mangiare fuori o di mettere il naso fuori dalla California.... sono stato per esempio la settimana scorsa a New Orleans e mi sono piegato mangiare il pesce, unica opzione a basso impatto (li il piatto tipico e' l' alligatore, allevato in batteria come i polli...). Nel resto degli stati uniti l' opzione cibo a basso impatto e' una chimera. L'altra complicazione e' la vita mondana-sociale: bere un caffe' in compagnia implica che devi sobbarcarti il costo ambiantale di contenitore in plastica e cartone, visto che e' rara l' opzione della tazza in ceramica. insomma se abbassi il livello di guardia finisci subito per inquinare. La vera nota dolens sono i trasporti. Uso la bici ogni giorno, ma basta un solo volo per vanificare ogni sforzo quotidiano. Nelle ultime ventiquattro ore, dieci le ho trascorse su di un aereo: pare che non ci sia alternativa per andare da un posto ad un altro, se non quella di stare fermi nello stesso posto. Forse la tecnologia potrebbe limitare di molto i viaggi, ma pure li' ci sarebbe comunque il costo ambientale per produrre la tecnologia stessa. Il trasporto pubblico e' inesistente o quasi e la geometria dei luoghi e' disegnata sulle esigenze dell' automobilista e non del ciclista-pedone. Benche' io non usi il riscaldamento e non abbia il condizionatore, la quantita' di energia elettrica che va via per il mio lavoro, per far funzionare i cluster su cui brucio cpu, pareggia ampiamente il conto finale (basta entrare una volta in una sala macchine di un centro di calcolo, per avere idea dell' energia spesa per produrre cifre significative in un conto...).
Insomma nonostante abbia cercato di fare dell' essenziale e del vuoto il mio
faro guida nelle scelte dello stile di vita, a guardare bene ci vorrebbero comunque tre pianeta terra e mezzo se tutti facessero il mio stile di vita...
http://www.earthday.net/footprint/
il dramma e' che non so pero' su cosa tagliare, a meno di non decidere di cambiare lavoro e fare vita ritirata e fortemente stanziale. Anche andare ad arrampicare in posti lontani incide in modo negativo sul bilancio finale.
Un amico, a cui ho fatto l' errore di regalare Collapse di J. Diamond
si e' cosi convinto che ormai tanto vale bruciare tutto e in fretta, cosi' ci togliamo il pensiero... credo che un quinto del genere umano sia seguendo questo consiglio, pure senza avere letto il libro. L' Apocalisse e' forse vicina... non cavalette ma orde di consumatori obesi ne sono un segno...
In ogni momento della mia giornata devo venire a compromessi con quello che invece sarebbe lo stile di vita giusto e il risultato finale e' un misto di senso di colpa e di superiorita' per le scelta del quotidiano. La scelta vegetariana e' facilmente praticabile. Posso comprare prodotti agricoli coltivati localmente, pure biologici. Eliminare la carne, le uova e il latte non e' particolarmente complicato. Non compro da una vita prodotti surgelati o inscatolati. Cerco di limitare al massimo i prodotti alimentari che hanno subito trasformazioni. Tutto semplice finche' non si decide di mangiare fuori o di mettere il naso fuori dalla California.... sono stato per esempio la settimana scorsa a New Orleans e mi sono piegato mangiare il pesce, unica opzione a basso impatto (li il piatto tipico e' l' alligatore, allevato in batteria come i polli...). Nel resto degli stati uniti l' opzione cibo a basso impatto e' una chimera. L'altra complicazione e' la vita mondana-sociale: bere un caffe' in compagnia implica che devi sobbarcarti il costo ambiantale di contenitore in plastica e cartone, visto che e' rara l' opzione della tazza in ceramica. insomma se abbassi il livello di guardia finisci subito per inquinare. La vera nota dolens sono i trasporti. Uso la bici ogni giorno, ma basta un solo volo per vanificare ogni sforzo quotidiano. Nelle ultime ventiquattro ore, dieci le ho trascorse su di un aereo: pare che non ci sia alternativa per andare da un posto ad un altro, se non quella di stare fermi nello stesso posto. Forse la tecnologia potrebbe limitare di molto i viaggi, ma pure li' ci sarebbe comunque il costo ambientale per produrre la tecnologia stessa. Il trasporto pubblico e' inesistente o quasi e la geometria dei luoghi e' disegnata sulle esigenze dell' automobilista e non del ciclista-pedone. Benche' io non usi il riscaldamento e non abbia il condizionatore, la quantita' di energia elettrica che va via per il mio lavoro, per far funzionare i cluster su cui brucio cpu, pareggia ampiamente il conto finale (basta entrare una volta in una sala macchine di un centro di calcolo, per avere idea dell' energia spesa per produrre cifre significative in un conto...).
Insomma nonostante abbia cercato di fare dell' essenziale e del vuoto il mio
faro guida nelle scelte dello stile di vita, a guardare bene ci vorrebbero comunque tre pianeta terra e mezzo se tutti facessero il mio stile di vita...
http://www.earthday.net/footprint/
il dramma e' che non so pero' su cosa tagliare, a meno di non decidere di cambiare lavoro e fare vita ritirata e fortemente stanziale. Anche andare ad arrampicare in posti lontani incide in modo negativo sul bilancio finale.
Un amico, a cui ho fatto l' errore di regalare Collapse di J. Diamond
si e' cosi convinto che ormai tanto vale bruciare tutto e in fretta, cosi' ci togliamo il pensiero... credo che un quinto del genere umano sia seguendo questo consiglio, pure senza avere letto il libro. L' Apocalisse e' forse vicina... non cavalette ma orde di consumatori obesi ne sono un segno...
lunedì 3 marzo 2008
A long run-out
Dopo due settimane di piogge torrenziali,
il fine settimana e' tornato finalmente
il sole, cosi' sono stato ad a arrampicare
a Pinnacles National Park. Torrioni di roccia vulcanica in mezzo a una vallata di querce. Il posto merita, i paesaggi pure.
L'arrampicata e' interessante ma diciamo non lcosi rilassante, nonostante l'affollamento
di alcuni settori all' inizio mi avesse fatto pensare ad un posto da merende...
La chiodatura e' presente su alcuni tratti ma la roccia non permette di integrare perche' spesso tende al marcio o le fessure non sono nette. In molte vie la prima protezione e' a quindici metri da terra e richiede boldness e concentrazione. Nella foto sono su "Lost arrow" (5.10d R, circa 6b+/6c runout) chiusa dopo avere invocato protezione di tutti
gli spiriti della valle (nella foto la prima protezione e' dove la corda piega). In vari altri casi pero' , non documentati da fotografie, ho rinunciato con la coda tra le gambe. Come indicava la guida, il posto e' l' ideale per migliorare il sangue freddo e ridimensionare il proprio io. Il bilancio del fine settimana e' stato cosi' una buona dose di schiaffoni e di strizza su protezione precarie. Pero' le volte
che arrivi alla fine e' tutta un' altra soddisfazione...
il fine settimana e' tornato finalmente
il sole, cosi' sono stato ad a arrampicare
a Pinnacles National Park. Torrioni di roccia vulcanica in mezzo a una vallata di querce. Il posto merita, i paesaggi pure.
L'arrampicata e' interessante ma diciamo non lcosi rilassante, nonostante l'affollamento
di alcuni settori all' inizio mi avesse fatto pensare ad un posto da merende...
La chiodatura e' presente su alcuni tratti ma la roccia non permette di integrare perche' spesso tende al marcio o le fessure non sono nette. In molte vie la prima protezione e' a quindici metri da terra e richiede boldness e concentrazione. Nella foto sono su "Lost arrow" (5.10d R, circa 6b+/6c runout) chiusa dopo avere invocato protezione di tutti
gli spiriti della valle (nella foto la prima protezione e' dove la corda piega). In vari altri casi pero' , non documentati da fotografie, ho rinunciato con la coda tra le gambe. Come indicava la guida, il posto e' l' ideale per migliorare il sangue freddo e ridimensionare il proprio io. Il bilancio del fine settimana e' stato cosi' una buona dose di schiaffoni e di strizza su protezione precarie. Pero' le volte
che arrivi alla fine e' tutta un' altra soddisfazione...
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