

La mia idea di salire il Nose non e' certo un segreto. Ci sono due modi di farlo
1) quattro giorni in parete soffrendo
2) uno-due giorni, soffrendo lo stesso ma con stile.
Io vado per la seconda: lo stile in parete e' tutto, pure piu' dei gradi a volte. Ma come ogni cosa richiede un certo allenamento, che va al di la' della semplice forma fisica o arrampicatoria.
Il problema e' che non e' che puoi uscire dal lavoro alle sette e dire "beh.. oggi vado ad allenarmi... faccio una Big Wall e sono a casa per cena...". Il piano cosi' e' salire "piccole" Big walls, considerate "moderate" , semplici cioe', per gli standard Californiani un po' sballati...
Sono almeno cinque-sei le pareti di grado V (quinto) che sono quasi d' obbligo prima di provare
una parete di VI grado. Il numero romano indica l' impegno complessivo, il commitment come tanto piace agli ammerigani: il tempo di avvicinamento, la possibilita' di fuga, i soccorsi, il tempo totale in parete...Pure mettere insieme cinque vie di grado V e' una piccola impresa, a meno di non licenziarsi.
La terza nella mia lista era Gold Wall, ed ho pensato che fosse giusto celebrare la primavera con questa salita su una parete poco frequentata, a causa dell' avvicinamento lungo e non ovvio.
Decidiamo con Raffi di partire Domenica mattina, con calma... Il piano prevede l' arrivo a Yosemite alle 12:00, avvicinamneto e iniziare a scalare alle 15:00. Fissare i primi quattro tiri e dormire o su una cengia o in parete. Il giorno dopo, salire le corde fisse e finire la via.
Semplice in fondo. Eppero' Domenica commettiamo l'errore di fare una pausa mentre siamo in viaggio e mangiare del cibo messicano: fagioli, riso, salse varie che mi danno una mazzata incredibile. Arrivati gia' con un' ora di ritardo, fatichiamo a riprenderci dall' abbiocco.
Il saccone, con i suoi dodici litri di acqua, materiale, sacchi a pelo, pesa circa quaranta chili. Sudo come un dannato, mentre il cibo messicano ha la meglio su mente e viscere...ci perdiamo piu' volte e finiamo per trovare l' attacco alle 5 del pomeriggio. Voglia di arrampicare
quasi nulla. Il primo tiro e' un misto di libera e artificiale. Ho promesso a Raffi di salirlo io perche' lui non si fida del pezzo in artificiale, in cambio lui salira' uno dei cammini finale che io temo e aborro! finisce pero' che fissiamo un solo tiro e poi ci mettiamo a chiaccherare alla base.
Lunedi' il progetto e' salire a questo punto in un solo giorno... ci riusciamo quasi, ma decidiamo alla cinque di calarci a due tiri dalla vetta: temiamo il mal tempo e la calata con le doppie. La via e' stata spettacolare, super intensa e con una vista incredibile sul El Cap, quasi a ricordarci che in fondo quello che stavamo facendo era un nulla, una briciola di quello
che ci aspetta, forse. In uno dei tiri centrali si entra letteralmente dentro la montagna: un cammino si chiude e diventa un cunicolo che risbuca fuori attraverso un piccola imboccatura. La cosa piu' strana mai fatta in parete!
La prossima volta pero' meglio evitare il cibo messicano ...