Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



mercoledì 14 dicembre 2011

Un giorno triste



In viaggio da una settimana, non mi sono curato di aprire i giornali per diversi giorni.

Immerso ora in mezzo ai colori, odori e suoni dell' oriente, mi ero svegliato questa mattina con un pensiero allegro nella testa. Pensavo alla bellezza dell' incontro di gente diversa, all' energia che nasce quando popoli si conoscono  e rinascono insieme come entita' nuove.  Pensavo ancora ad un futuro di mescolanze.

Poi ho fatto l' errore di aprire i giornali italiani. Un assalto di gruppo ad un campo Rom, per vendicare la verginita' di una ragazza (pensavo fosse Kabul e invece era Torino). Un fascista uccide due negozianti Senegalesi in pieno centro a Firenze. E molti Italiani sono ancora disposti a trovare scusanti e  giustificazioni. Non si tratta di follia. E' semplicemente l' Italia, o una sua parte non marginale. Non so cosa prevalga ora, se sia di piu' la rabbia,  il disgusto o la paura per il futuro.  So solo che se una nazione dimentica l' accoglienza e non sa quanto preziose siano le energie che i migranti portano, si merita allora un futuro di oblio, isolamento e grigiore.

Il mio cuore sta ora a San Lorenzo. Io sono uno di quelli che parte, va lontano e vorrebbe sempre trovare accoglienza. Io sono uno dei Senegalesi uccisi.




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