Ara sa terra, massaju, ca est ora de arare...



sabato 19 maggio 2012

Smith Rock. Ovvero di appuntamenti al buio, di forum on line e del sacro fuoco che consuma.



"Mi chiamo Leonardo e non arrampico da una settimana". Gli altri uomini seduti in cerchio si alzano in piedi dalle loro sedie pieghevoli, applaudono e vengono ad abbracciarmi.  La stanza e' vuota, eccetto per un poster sgualcito che proclama " La montagna si puo' vivere in tanti modi" e mostra tre uomini e tre donne che mangiano la loro merenda su un prato alpino, alla base di una parete verticale. La seduta degli Arrampicatori Anonimi e' iniziata da qualche minuto, con il rito delle presentazioni e io mi sento gia' terribilmente a disagio. Mi guardo intorno, fisso le nocche callose delle mani degli altri "anonimi", dondolo un po' sulla sedia, stiro le gambe, la sedia si sbilancia indietro e sto per cadere  quando invece mi risveglio di soprassalto... era solo un sogno o incubo. Non ci sono
Arrampicatori Anomini, non c'e' nessuna stanza vuota ne gruppo di supporto, sono solo io nella mia tenda, satura di condensa e di odore di scarpette, nel pianoro ai margini del parco di Smith Rock. 

Anche senza gruppo di supporto, ogni tanto dico a me stesso che e' possibile vivere felici senza arrampicare.  Mi ripeto che milioni di persone vivono serene esistenze senza mai toccare roccia, mi autoflagello ricordandomi che in fondo io non sono un arrampicatore forte e quindi tanto vale smettere. Ma niente. Il sacro fuoco rimane li, sempre acceso, nonostante vari tentativi di tenerlo a bada o fare finta che non emani vita e calore. Ogni tanto riesco ad anestetizzarmi con la corsa e con la bici, ma e' un po' come curare una dipendenza con una di diverso tipo. Perche', piu che il gesto atletico, so bene che e' il desiderio della scoperta di posti nuovi a tenere acceso il fuoco. Cosi' giorni fa, in preda ad astinenza, mi sono ritrovato a cercare un compagno nella temuta sezione di un forum di montagna dedicata ai disperati in cerca di qualcuno con cui arrampicare. Temuta perche'  sui forum non sai mai chi sia la persona che risponde ne quanto possa essere affidabile. E' un po' come cercare l' amore su un sito di incontri e avere un incontro al buio con una sconosciuta.

Giorni fa avevo gia' usato la tecnica del biglietto in palestra (trovando un compagno per una gita di un giorno) ed ero ormai pronto a provare la tecnica dell' agguato al parcheggio (gia' descritta in un altro post).  Un arrampicatore (che chiamero' AS), aveva negli anni raffinato la tecnica dell' agguato, piombando all' improvviso su sconosciuti e costringendoli con l' inganno e il raggiro a fargli sicura. Privo di macchina, AS negli anni della adolescenza, era in grado di andare a piedi alla Muraglia ad Osilo, e poi ottenere una sicura praticamente da chiunque fosse in grado di muovere le mani. Speravo quindi di potere usare il sapere trasmesso da AS anche nel mio caso. Smith Rock era nella lista dei posti in cui avrei voluto arrampicare ormai da anni e vista la distanza da Portland, non potevo perdere questa occasione. L' idea di guidare tre ore e poi aspettare che qualche anima pia si presentasse  non mi allettava per niente. Con pochi giorni in citta' non c'era nemmeno il tempo di creare una rete di contatti, cosi'  non restava che il forum come ultima spiaggia.

    AS era riuscito a piegare le sue doti di illustratore al
      servizio dell' arrampicata, catturando cosi' con l' inganno di
     sgargianti colori e segrete tecniche comunicative una schiera
 di "schiavi da sicura"

Cosi' mi do appuntamento con uno sconosciuto all' ingresso del parco per due giorni  a Smith Rock. Stretta di mano, pochi convenevoli e poi iniziamo ad annusarci a vicenda con qualche domanda casuale. Decidiamo di iniziare su qualcosa di facile e nell' aria e' palpabile la diffidenza iniziale. "Vuoi andare da primo?", "Non c'e' problema. Prima tu", "No, prima tu... figurati...".

Smith Rock e' il posto in cui gli Americani capirono forse per la prima volta che cosa fosse l' arrampicata sportiva.  Ci misero un po' di tempo a digerire il concetto e solo nel 1986  iniziarono a usare il trapano a batterie per aprire le vie. Merito soprattutto di alcune visite che un gruppo di arrampicatori francesi (Jean Baptiste Tribout tra tutti) fece verso la meta degli anni ottanta. I Francesi (usando un eufemismo) "spaccarono i culi" e saliro diverse vie, all' epoca tra le piu' dure  in Nord America. Gli arrampicatori locali capirono cosi' che era tempo di evolversi e iniziarono ad usare tecniche tipiche dell' arrampicata sportiva fino a quel momento sconosciute o derise (per esempio lasciare i rinvii piazziati per tentare una via dura, chiodare dall' alto).  In fondo poi la roccia a Smith Rock non e' certo il granito di Yosemite e ad una prima ricognizione gli amanti del granito o del calcare compatto potrebbero quasi inorridire. Si tratta infatti di roccia vulcanica (tufo per lo piu') con piccoli buchi e fessure dove piazzare protezioni puo' essere veramente difficile. Le prime vie aperte dal basso, con il pianta spit avevano distanze siderali tra due protezioni, proprio perche' piazzare uno spit a mano spesso era peggio del rischio di un volo lungo. Alcune vie sono state purtroppo richiodate con criteri moderni, ma molte mantengono la distanza originale tra le protezioni.

Guardo il primo spit, a circa otto metri da terra  e il dubbio morale mi tormenta: usare o no il bastone per mettere il primo rinvio (strumento noto anche come coniglio). Il mio compagno ne ha uno che si allunga fino a dieci metri e pare non abbia nessuna remora morale nell' usarlo.  Mi piego a tale orrore e giusto sotto lo spit mi accorgo che il passaggio duro e' prima della protezione e benedico cosi'  di avere messo da parte lo stile maschio di arrampicata... Nei due giorni a Smith Rock confesso di avere preso parecchie bastonate sui denti e solo alla fine ho iniziato a sentire la roccia nel modo giusto e a leggere le misteriose sequenze tra i buchi. Sarebbe stato meglio non volare, chiedere un resting in meno, salire qualche via in piu' al primo colpo.. ma in fondo penso che importa poco. Mentre guido verso Portland mi sento rilassato, risalgo con l' immaginazione le vie salite e mi ripeto che adesso posso non arrampicare almeno per un po'. Poi arrivo a casa e mi rimetto a cercare sul forum se ci sia qualcuno disponibile... giusto per curiosita' pero'...  





domenica 6 maggio 2012

Big Island

Qualche foto di un recente viaggio a Big Island, Hawaii. Situata nell' Oceano Pacifico, a sud del Tropico del Cancro, Big Island e' la piu' grande e meno popolata isola dell' arcipelago. La scarsita' della popolazione (dovuta alla combinazione di continue eruzioni vulcaniche e mancanza di posti di lavoro) ha preservato l' isola da cementificazioni selvagge ed ha permesso di mantenere intatti i suoi numerosi habitat. L' isola e' un piccolo mondo isolato nel mezzo del pacifico dove, in pochi chilometri, si passa da altopiani desertici, campi di lava, caldere vulcaniche e foreste tropicali. 
Negli anni trenta la canna da zucchero venne coltivata nell' isola, portando pero' subito ad un impoverimento dei suoli vulcanici e all' abbandono della coltivazione. La foresta tropicale si riprese subito lo spazio un tempo occupato dalle coltivazioni ed ora vaste porzioni dell' isola appaiono totalmente selvagge, anche al di fuori dei parchi naturali.
Oggi l' isola e i suoi abitanti si trovano pero' di fronte al solito dilemma: sviluppo o posti di lavoro? una soluzione sembra stare forse in forme di agricoltura sostenibile, che non impoveriscano il suolo e permettano il rispetto dell' ecosistema. Banane, mango, papaya crescono in modo spontaneo ai bordi delle strade e possono rappresentare il futuro dell' isola. La canna da zucchero e' stata in parte sostituita dal caffe', che rappresenta una preziosa risorsa per la gente del posto.
Le hawaii non sono solo spiagge per foto su riviste patinate, ma offrono una occasione unica per viaggiare nel tempo in mezzo a ecosistemi diversi e vedere un esempio su piccola scala di come grande sia la sfida di conciliare insieme la sopravvivenza del pianeta e una stile di vita un po' piu' confortevole di quello dei nostri antenati.

 

Link alla galleria fotografica
 

Akaka falls


                                        Dentro un condotto lavico spento. 
                                                 Questo tipo di caverne formate dal passagio
                                                 della lava vennero usate per secoli come abitazione
                                                 dalle prime popolazioni polinesiane che
                                                 colonizzarono l' isola.


Scritture rupestri nei campi di lava nel sud
dell' isola. Ne sono stati censiti 23000, di cui
17000 sono semplici buchi in cui le madri 
sotteravano il cordone ombelicale dei neonati 

 
Caldera vulcanica nel parco nazionale nel sud dell' 
isola. La zona e' molto attiva e recenti studi indicano 
che la lava provenga direttamante dal mantello.

Waipo Valley 

Campi di lava. A meta' della giornata il calore emanato e' quasi 
insopportabile. Il percorso dei campionati del mondo di Triathlon
 Iron Man passa nel mezzo di campi lavici come questo nei pressi
di Kona. Dopo avere corso per una decina di chilometri sullo stesso 
percorso, ho apprezzato ancora di piu' cosa significhi raggiungere 
il traguardo della prestigiosa competizione