Una Domenica mattina al velodromo, a fare qualche foto per un amico che gareggia ai campionati dell' Oregon di ciclismo su pista. La pista e' in cemento, costruita all' interno di un caseificio che, per ragioni oscure, ha voluto donare il velodromo alla citta'. Ci sono atleti di tutte le eta', persino un paio di gentiluomi oltre i sessanta anni, a spingere e sudare insieme a ventenni coperti di tatuaggi e orecchini.
Il prato all' interno dell' anello e coperto da ombrelloni e l' aria e' riempita dal rumore dei rulli per il riscaldamento, dal ronzio delle ruote che accellerano sulla pista e dai rintocchi della campana che segnala l' ultimo giro.
Non ho mai pedalato su pista e solo da poco ho capito le regole della competizione. Andare a quarantacinque chilometri all' ora su una pista inclinata a quarantatre gradi mi sembra un buon modo per perdere i denti. Eppure provo subito un senso di comunanza e rispetto per tutti quegli atleti, senza sapere nemmeno il perche'. Mi accorgo che il mio battito cardiaco aumenta all' improvviso quando i ciclisti entrano insieme in curva, si sfiorano e poi spingono per lo sprint finale. Applaudo e faccio il tifo per persone che non mai visto in vita mia e mi esalto quando due atleti si gettano sulla linea d' arrivo al filo, dopo avere dato tutto fino all' ultimo.
Tornato a casa, mentre scelgo le foto e ripenso alla mattinata trascorsa, capisco finalmente il perche' di tutto qull' entusiasmo e passione, di solito da me riservata per altro. La pista, le ruote, gli sprint finali sono solo la parte parte superficiale dello sport. Nella fatica, nella competizione, nel rischio delle cadute e scontri in velocita' ho visto in realta' un distillato del bushido, "La Via del Guerriero", il codice morale dei samurai, nella loro ricerca di onore, rettidutine, corraggio e rispetto.
Solo cosi posso spiegare come il mio amico Tim, a quantadue anni e nove ore di turni quotidiani al tornio da falegname, riesca a svegliarsi ogni giorno alle cinque del mattino per allenarsi. O come molti atleti, pur senza assicurazione medica (siamo in America, mica nell' Europa del Socialismo!) siamo disposti a rischiare una caduta e le spese dell' ospedale, pur di competere al massimo e al meglio. Nei pochi secondi di un giro di pista ci sono condensati anni di sacrifici e sogni che riempiono spesso vite "normali". E io credo che in fondo siano i sogni e la passioni pure improbabili a matenerci vivi e a rendere il mondo un posto piu' ricco e migliore.
Nessun commento:
Posta un commento